L'Ospedale
fu fondato da Meliaduce Cicala (1430 -1481), di nobile
famiglia genovese che, dopo aver ricoperto cariche pubbliche
nella sua città, si trasferì definitivamente a Roma nel 1467
per occuparsi inizialmente di attività commerciali, fra le
quali il trasporto dell'allume da Tolfa a Civitàvecchia e
poi (1469 - 70) di attività bancarie: fu dapprima Tesoriere
del fisco apostolico e successivamente Depositario generale
della Camera Apostolica della Santa Sede, che gli
consentirono di incrementare le sue già notevoli ricchezze.
Alla sua morte (5.8.1481)
lasciò erede di tutti i suoi beni
(comprendenti, fra l'altro, case a Roma, i castelli di
Catino e Poggio Catino a Sabina e la tenuta del Sasso sulla
Via Aurelia) la Camera Apostolica con l'obbligo di
costruire, nei pressi del porto di Ripa Grande sul Tevere,
un ospedale per i marinai malati o bisognosi di assistenza.
Il
testamento del Cicala fu reso esecutivo da Papa Sisto IV con
la bolla Inter alia del 21 gennaio 1482 e per la nuova
istituzione fu scelto il sito attuale, vicino alla Basilca
di Santa Cecilia; all'Ospedale vennero inoltre incorporate
le scarse rendite del preesistente ospizio dei Ss. Quaranta,
mentre fu tolta dall'eredità la casa del testatore, la cui
attività fu assorbita dal nuovo Ospedale.
I
lavori dell'Ospedale, inizialmente dedicato a S. Sisto, poì
a Meliaduce Cicala ed infine a S. Giovanni Battista dei
Genovesi, iniziarono nel 1482 - 83 e furono affidati alla
sovrintendenza di Giorgio della Rovere (vescovo di Orvieto),
Bartolomeo Maraschi (vescovo di Città di Castello) e Stefano
Novelli (canonico della basilica di S. Pietro).
Qualche tempo dopo fu pure intrapresa la
costruzione della Chiesa, citata per la prima volta nel
catalogo degli edifici religiosi di Roma del 1492.
L'amministrazione dei beni del fondatore,
affidata ai Chierici di Camera che ebbero più cura dei
propri interessi che di quelli dell' Istituto, si rivelò
dannosa per l'Ospedale, che esaurì nel giro di pochi anni le
sue risorse economiche.
Per porre riparo a questo grave inconveniente Papa Innocenzo
VIII (1484 - 1490) decise di scegliere gli amministratori
dell'Istituto fra coloro che avevano avuto rapporti di
amicizia o di lavoro col fondatore, o comunque fra persone
che, per la loro nazionalità, non avrebbero lasciato
esaurire l'importante iniziativa.
Primo rettore fu così, fino a gennaio 1489,
il genovese Nicola Calvo (esecutore testamentario del
Cicala), seguito nella carica (1490 - 1491) da Gasparo
Biondo (il figlio dell'umanista Flavio).
Con
bolla del 2 gennaio 1489 Innocenzo VIII restringeva ai soli
marinai genovesi l'assistenza dell'Ospedale (anche se il
criterio della nazionalità non fu mai eccessivamente
rigoroso).
Il procedimento di ammissione all'Ospedale, che noi
conosciamo solo per il periodo successivo all'istituzione
della Confraternita, era piuttosto semplice. I marinai si
presentavano ai governatori, i quali, dopo averli esaminati,
davano loro un cedolino da consegnare all'ospitalario che
doveva accoglierli. Questo cedolino veniva consegnato al
rettore che annotava scrupolosamente tutto ciò che il malato
possedeva al momento del ricovero e che veniva restituito
quando era dimesso. In caso di decesso senza testamento i
pochi beni del defunto venivano incamerati dall'Istituto. Al
paziente l'ospedale forniva il letto, la divisa di grezzo
panno blù, il vitto, la biancheria, le cure le medicine,
(preparate nella spezieria interna) e ordinate dal medico,
che aveva l'obbligo di visitare gli infermi due volte al
giorno e di riferire sulle loro condizioni ai visitatori
dell'ospedale.
Prestarono
la loro opera nell'Ospedale di S.Giovanni Battista dei
Genovesi, fra gli altri, Bartolomeo Emanuelli, archiatra di
Innocenzo VIII, considerato un riformatore della medicina, e
dal1668 al 1675 Cesare Macchiati da Fermo, che insegnò
medicina alla Sapienza e fu medico particolare di Cristina
di Svezia.
La
vita economica dell'Ospedale, fin dall'epoca della sua
fondazione, fu sempre molto travagliata: molti suoi beni
(come ad esempio i due feudi in Sabina acquistati da Paolo
Orsini il 15 settembre 1483) furono in parte alienati per la
prosecuzione della costruzione, e in parte usurpati dopo il
Sacco di Roma del 6 maggio 1527 da parte delle truppe
mercenarie arruolate nell'esercito dell'imperatore Carlo V
d'Asburgo, che causò la spoliazione di tutti gli arredi e
materiali sanitari dell'Ospedale.
Inoltre per disposizione di Papa Clemente VII del 21 agosto
1534 la tenuta del Sasso fu tolta all'Ospedale dei Genovesi
ed assegnata all'Ospedale di S. Spirito dietro compenso di
una rendita di 600 scudi, che cessò sotto Papa Paolo III
Farnese, a metà del 1500.
Come conseguenza di così cattiva gestione e dei danni subiti
durante il saccheggio del 1527, la fondazione Meliaduce
Cicala, ridotta oramai ad una rendita di solo 100 ducati,
nel 1550 fu costretta temporaneamente a chiudere.
Fu così che Papa Giulio III con la bolla
Romanus Pontifex del 23 giugno1553 istituì, dietro
suggerimento del cardinale Giovan Battista Cicala (nipote di
Meliaduce), che ne divenne il primo cardinale protettore, la
Confraternita di S. Giovanni Battista de' Genovesi in Roma,
con il compito di amministrare le rendite dell'Istituto: ad
essa fu infatti trasferita "l'autorità, il possesso ed il
governo di quel luogo, con tutti i suoi redditi, da
ritenersi in perpetuo". |