In quel tempo, vi fu una festa di nozze a
Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche
Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù
gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me?
Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori:
«Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per
la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a
centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le
riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e
portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il
banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i
servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse:
«Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già
bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino
buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti
da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in
lui.
COMMENTO
Il brano del Vangelo odierno tratta del primo miracolo o segno
operato da Gesù. Per comprenderne adeguatamente la portata dobbiamo fare
una brevissima annotazione sul ruolo che hanno i miracoli nel Vangelo di
Giovanni.
Giovanni al contrario degli altri evangelisti non considera i miracoli
come atti di potenza o di onnipotenza; egli è interessato piuttosto a
cogliere il significato del segno o del miracolo. Nell’Antico Testamento
il segno rivela l’identità di qualcuno, in particolar modo l’identità
dell’inviato da Dio. Si comprende cosi che i giudei, allorché chiedono a
Gesù dei segni:“Quale segno ci mostri tu…? Quale segno… tu fai perché
possiamo crederti”? ( Gv 2,18;6,30), domandano una legittimazione della
sua attività messianica. Gesù risponde a questo loro interrogativo
indicando che i segni o i miracoli da lui compiuti mostrano la sua
messianicità, ma che essi trascendono questa preoccupazione puramente
apologetica. I segni che egli compie mirano anche a illuminare, a
illustrare gli aspetti particolari della sua missione.
Nel Vangelo di Giovanni dopo il capitolo 5 il segno cede il posto alle
“opere”. Segni ed opere si identificano, sono dei miracoli. Ma mentre il
segno è volto a rilevare la messianicità di Gesù, le “opere” sono
rivelatrici dell’azione del Padre in Gesù e quindi in Gesù suo Figlio.
Alla luce di questa previa annotazione vogliamo esaminare il miracolo
operato da Gesù a Cana in occasione di una festa di sposalizio.
Diciamo subito che al centro della scena c’è Gesù. L’accento è messo su
di lui. Tutto, e non soltanto il miracolo, è proteso a rivelare il suo
mistero, la sua identità:la festa nuziale, l’acqua, il vino,
l’intervento di Maria. Anche la risposta di Gesù alla madre mira a dar
luce alla sua identità, alla sua missione. Infatti i rapporti di
parentela anche con la madre non possono alterare il disegno del suo
ministero: Gesù deve fare la volontà del Padre. Egli si pone fuori dei
rapporti naturali di famiglia, come peraltro esige dai suoi discepoli (cf
Mt 19,29). Anche le parole di Maria “fate quello che vi dirà” mettono in
risalto la sovranità di Gesù e di per sé non la richiesta da parte di
Maria.
Tenendo conto che in ogni segno o miracolo Giovanni vede diversi aspetti
teologici, vogliamo sottolinearne alcuni relativi al miracolo di Cana.
Il miracolo è ambientato nel contesto sposalizio. Ora nell’Antico
Testamento le nozze servono a simboleggiare i giorni messianici ( cf Is
54,4-8; 62,4-5). Gesù stesso si rifà ai simboli delle nozze e del
banchetto ( cf Mt 8,11; 22,1-14; Lc 22,16-18).
Il vino, la sua abbondanza – le sei idrie erano piene sino all’orlo-
mettono in luce la dignità messianica di Gesù e presagiscono la
sovrabbondanza che caratterizzerà il tempo della salvezza. Nel miracolo
si vede la realizzazione, la concretizzazione del simbolismo dell’Antico
Testamento, secondo il quale nel tempo messianico le montagne
stilleranno il vino e le colline il mosto (cf Am 13,14 ;Gl 2,23-24).
L’abbondanza del vino,la sua qualità sorprendente sono immagini tese ad
esprimere la gioia dei tempi messianici. Sono arrivati i tempi nuovi.
Gesù porta il “nuovo” e il “meglio”.
Ma si può dire che il significato principale del miracolo è da
riscontrarsi nell’affermazione che Cana segna l’inizio dei miracoli per
mezzo dei quali Gesù rivela la sua gloria. E’ caratteristico che il
primo miracolo (Gv 2,11) e l’ultimo (Gv 11,40) siano contrassegnati dal
riferimento alla gloria. Con ciò si vuole far vedere che l’intera vita
di Gesù è presentata come una manifestazione della sua gloria, la quale
brillerà nell’ultima “ Ora”, sulla croce, dove si dà la sua donazione
totale del suo amore sponsale: è l’ora stabilita dal Padre.
Giovanni ci dice che i suoi discepoli credettero in lui. Il miracolo
fece nascere in loro la fede, ma allo stesso tempo fece loro vedere il
significato profondo del miracolo stesso.
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