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19 gennaio 2024

II Domenica del Tempo Ordinario
Anno C

Dal Vangelo secondo Giovanni (2,1-11)

 

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.

COMMENTO
I
l brano del Vangelo odierno tratta del primo miracolo o segno operato da Gesù. Per comprenderne adeguatamente la portata dobbiamo fare una brevissima annotazione sul ruolo che hanno i miracoli nel Vangelo di Giovanni.
Giovanni al contrario degli altri evangelisti non considera i miracoli come atti di potenza o di onnipotenza; egli è interessato piuttosto a cogliere il significato del segno o del miracolo. Nell’Antico Testamento il segno rivela l’identità di qualcuno, in particolar modo l’identità dell’inviato da Dio. Si comprende cosi che i giudei, allorché chiedono a Gesù dei segni:“Quale segno ci mostri tu…? Quale segno… tu fai perché possiamo crederti”? ( Gv 2,18;6,30), domandano una legittimazione della sua attività messianica. Gesù risponde a questo loro interrogativo indicando che i segni o i miracoli da lui compiuti mostrano la sua messianicità, ma che essi trascendono questa preoccupazione puramente apologetica. I segni che egli compie mirano anche a illuminare, a illustrare gli aspetti particolari della sua missione.
Nel Vangelo di Giovanni dopo il capitolo 5 il segno cede il posto alle “opere”. Segni ed opere si identificano, sono dei miracoli. Ma mentre il segno è volto a rilevare la messianicità di Gesù, le “opere” sono rivelatrici dell’azione del Padre in Gesù e quindi in Gesù suo Figlio.
Alla luce di questa previa annotazione vogliamo esaminare il miracolo operato da Gesù a Cana in occasione di una festa di sposalizio.
Diciamo subito che al centro della scena c’è Gesù. L’accento è messo su di lui. Tutto, e non soltanto il miracolo, è proteso a rivelare il suo mistero, la sua identità:la festa nuziale, l’acqua, il vino, l’intervento di Maria. Anche la risposta di Gesù alla madre mira a dar luce alla sua identità, alla sua missione. Infatti i rapporti di parentela anche con la madre non possono alterare il disegno del suo ministero: Gesù deve fare la volontà del Padre. Egli si pone fuori dei rapporti naturali di famiglia, come peraltro esige dai suoi discepoli (cf Mt 19,29). Anche le parole di Maria “fate quello che vi dirà” mettono in risalto la sovranità di Gesù e di per sé non la richiesta da parte di Maria.
Tenendo conto che in ogni segno o miracolo Giovanni vede diversi aspetti teologici, vogliamo sottolinearne alcuni relativi al miracolo di Cana.
Il miracolo è ambientato nel contesto sposalizio. Ora nell’Antico Testamento le nozze servono a simboleggiare i giorni messianici ( cf Is 54,4-8; 62,4-5). Gesù stesso si rifà ai simboli delle nozze e del banchetto ( cf Mt 8,11; 22,1-14; Lc 22,16-18).
Il vino, la sua abbondanza – le sei idrie erano piene sino all’orlo- mettono in luce la dignità messianica di Gesù e presagiscono la sovrabbondanza che caratterizzerà il tempo della salvezza. Nel miracolo si vede la realizzazione, la concretizzazione del simbolismo dell’Antico Testamento, secondo il quale nel tempo messianico le montagne stilleranno il vino e le colline il mosto (cf Am 13,14 ;Gl 2,23-24). L’abbondanza del vino,la sua qualità sorprendente sono immagini tese ad esprimere la gioia dei tempi messianici. Sono arrivati i tempi nuovi. Gesù porta il “nuovo” e il “meglio”.
Ma si può dire che il significato principale del miracolo è da riscontrarsi nell’affermazione che Cana segna l’inizio dei miracoli per mezzo dei quali Gesù rivela la sua gloria. E’ caratteristico che il primo miracolo (Gv 2,11) e l’ultimo (Gv 11,40) siano contrassegnati dal riferimento alla gloria. Con ciò si vuole far vedere che l’intera vita di Gesù è presentata come una manifestazione della sua gloria, la quale brillerà nell’ultima “ Ora”, sulla croce, dove si dà la sua donazione totale del suo amore sponsale: è l’ora stabilita dal Padre.
Giovanni ci dice che i suoi discepoli credettero in lui. Il miracolo fece nascere in loro la fede, ma allo stesso tempo fece loro vedere il significato profondo del miracolo stesso.
 


Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore.
Cantate al Signore un canto nuovo,
cantate al Signore, uomini di tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome.
(Salmo 96)


 

[Testi tratti dall'Archivio generale in dotazione]