In quel tempo,
Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra
angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre
gli uomini moriranno per la paura e per l'attesa di ciò che dovrà
accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire su una nube con grande
potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il
capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in
dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi
piombi addosso all'improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà
sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate
in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto
ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo».
COMMENTO
Inizia oggi il periodo liturgico dell’Avvento, quello che ci prepara
alla celebrazione del S. Natale, cioè alla celebrazione della nascita di
Gesù a Betlemme. La parola Avvento significa attesa, desiderio, speranza
nei riguardi di una persona che deve venire. In Gesù dobbiamo
distinguere tre venute.
Egli è venuto nel mondo, nascendo da Maria Vergine per opera dello
Spirito Santo; ritornerà alla fine del mondo per premiare la fedeltà dei
suoi servi e per celebrare la sua vittoria su tutte le forze del male.
Ma tra queste due venute si snoda la sua venuta continua, sempre nuova
nella storia: egli infatti è venuto nel mondo per incontrare gli uomini
di tutti i tempi e luoghi, per portare loro la salvezza.
Il brano odierno del Vangelo di Luca è proteso verso il ritorno finale
di Gesù. L’evangelista nel descrivercelo si rifà principalmente a quanto
aveva scritto Marco nel suo Vangelo, ma apportandovi delle annotazioni
volte a far comprendere meglio il messaggio evangelico ai suoi lettori
che sono cristiani provenienti dal paganesimo. Egli si riferisce alla
fine di Gerusalemme (Lc 21,3-24), al giudizio su di essa. Ma questo
orizzonte limitato alla Palestina si apre all’intera umanità, alla
superficie della terra: gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa
di ciò che dovrà accadere sulla terra.
Luca adopera un linguaggio apocalittico comune ai tre Sinottici (Mt
24,1-44: Mc 13,1-37). Le immagini usate presentano carattere cosmico:
sconvolgimenti nei cieli, nel mare; e sottolineano la reazione degli
uomini: paura ed angoscia.
Tenendo presente questo contesto, nella descrizione di Luca si leggono
due concezioni della venuta di Gesù. Nel v. 28 essa è concepita come il
giorno della redenzione, della liberazione. Qui l’evangelista non pensa
agli ascoltatori del discorso di Gesù (21,7), ma ai cristiani del suo
tempo; ad essi vuole infondere coraggio e dare conforto. Nel v.34 invece
la venuta di Gesù è vista come il giorno del giudizio per tutti gli
uomini, al quale non si potrà sfuggire. I cristiani devono essere
consapevoli che quel giorno, anche se si fa ancora attendere, verrà di
sorpresa. Essi quindi, non devono lasciarsi distogliere da dissipazioni,
ubriachezze e affanni della vita. Soltanto così sfuggiranno al pericolo
che quel giorno li sorprenda come un laccio sorprende un uccello ignaro.
L’atteggiamento che si richiede é quello di continua vigilanza e di
costante preghiera, per ottenere la forza di sfuggire a tutto ciò che
deve accadere, e di comparire irreprensibili davanti al Figlio dell’uomo.
Ci troviamo davanti ad un invito pressante di Gesù a vivere la vita
come attesa del nostro incontro con lui. L’attesa è caratterizzata dalla
vigilanza e dalla preghiera continua: "in ogni momento". Andiamo
incontro a Gesù, vigilanti ed oranti, con la certezza che l’incontro
sarà di totale felicità se gli saremo stati fedeli. In realtà l’attesa
afferra il nostro modo di vivere quotidiano. Non ci distoglie dai nostri
doveri ed impegni nella società, nella storia. Tutt’altro! Essa esige di
vivere da liberati dalla schiavitù del peccato, preparando l’incontro
nella santità della vita. In tale visuale è significativo quanto Paolo
raccomanda ai cristiani di Tessalonica. I nostri cuori dovranno essere
saldi e irreprensibili, davanti a Dio Padre, al momento della venuta del
Signore nostro Gesù (1 Ts 3,13).
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