Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a
sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli.
Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei
cieli.
Beati gli afflitti, perché saranno consolati.
Beati i miti,perché erediteranno la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché
saranno saziati.
Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli
di Dio.
Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di
essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e,
mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa
mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra
ricompensa nei cieli. Così infatti hanno perseguitato i
profeti prima di voi." |
La
Festa di tutti i santi è la celebrazione della festa di coloro
che non ne hanno una propria nel calendario. Sono i santi
anonimi, e sono i più numerosi. Sono stati uomini normali che
hanno amato il Signore, vivendo il Vangelo, con semplicità,
umiltà e fedeltà nella quotidianità della loro vita.
La festa di oggi è celebrazione, esaltazione dell’articolo di
fede che recitiamo al termine del Credo : “Credo la comunione
dei santi”. In questa comunione si realizza uno scambio tra noi
e i santi che godono della visione di Dio. La loro santità
arricchisce la nostra vita, ci incute coraggio, ci sprona a
vivere “ come si conviene ai santi” (Ef 5,3). I santi
intercedono per noi perché possiamo essere fedeli con
perseveranza al Signore ed un giorno godere con loro la visione
beatifica di Dio. I santi soni nostri intercessori, ma anche
nostri modelli. Essi allo stesso tempo ci lanciano un invito
alla santità, alla quale tutti siamo chiamati. Il Concilio
Vaticano II ci ricorda che nel battesimo siamo stati fatti
veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e
perciò realmente santi. Nella vita di ogni giorno, con l’aiuto
di Dio, dobbiamo mantenere e perfezionare la santità che abbiamo
ricevuta (cf. Concilio Vaticano II: “Lumen gentium”, nr.40).
Siamo chiamati a comprendere più a fondo ciò che siamo: “santi
per vocazione”, per poter vivere e rispondere con consapevolezza
e gratitudine all’imperativo del Signore: “siate santi, perché
Io sono santo”.
La santità non consiste nel fare cose straordinarie, ma nel
vivere coerentemente il nostro battesimo, nel fare la volontà di
Dio nella situazione concreta della vita. In merito attiriamo la
nostra attenzione su quanto ci insegna il Papa Giovanni Paolo II:
“… la prospettiva in cui deve porsi tutto il cammino pastorale è
quella della santità. Questo dono di santità è offerto a ciascun
battezzato attraverso l'inserimento in Cristo . Ma il dono si
traduce a sua volta in un compito, che deve governare l’intera
esistenza cristiana: “Questa è la volontà di Dio, la vostra
santificazione” (1Ts. 4, 3). È un impegno che non riguarda solo
alcuni cristiani: “Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado
sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla
perfezione della carità”. Questo ideale di perfezione non va
equivocato come se implicasse una sorta di vita straordinaria,
praticabile solo da alcuni “geni” della santità. Le vie della
santità sono molteplici, e adatte alla vocazione di ciascuno.
Ringrazio il Signore che mi ha concesso di beatificare e
canonizzare, in questi anni, tanti cristiani, e tra loro molti
laici che si sono santificati nelle condizioni più ordinarie
della vita. È ora di riproporre a tutti con convinzione questa
“misura alta” della vita cristiana ordinaria: tutta la vita
della comunità ecclesiale e delle famiglie cristiane deve
portare in questa direzione”. (Novo millennio ineunte nn.
30-31). |
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