
Nel brano del Vangelo odierno Gesù ci appare nel momento in
cui si incammina coraggiosamente verso Gerusalemme. E’un
momento decisivo della sua vita; è il viaggio verso la sua
morte in croce. Egli dovrà morire a Gerusalemme proprio
perché Gerusalemme è la città dove c’è il tempio e sono
offerti i sacrifici. Lo aveva sottolineato quando fece
rispondere ad Erode che voleva farlo uccidere: “ … è
necessario che io vada per la mia strada, perché non è
possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme” (Lc
13,33).
Gesù intraprende la strada verso la morte con
consapevolezza.
Nel suo lungo viaggio incontra l’ostilità dei samaritani;
essi non permettono il suo passaggio nel loro territorio
appena si accorgono che egli è diretto verso Gerusalemme.
Nella scelta del percorso verso Gerusalemme avevano grande
importanza le motivazioni religiose di coloro che
transitavano la Samaria. E’ da ricordare in merito che tra i
samaritani e i giudei vi erano divergenze politiche e
religiose caratterizzate anche da odio e disprezzo; spesso
si giungeva a veri conflitti sulla strada che portava a
Gerusalemme. Luca rimarca l’intolleranza risentita dei due
apostoli, Giacomo e Giovanni, i quali invocano subito il
fulmine: “ Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal
cielo e li consumi?”. Essi vogliono rispondere
all’aggressività con la violenza. Gesù però respinge la loro
proposta; risponde con la comprensione. I due apostoli non
hanno ancora capito la novità del messaggio del loro
Maestro, messaggio di misericordi e di perdono.
Lungo il viaggio si dà l’incontro di Gesù con tre uomini;
tre incontri che possono essere definiti tre
tipi di vocazioni mancate. Sono uomini, nel cui cuore c’è
una certa disponibilità a seguire Gesù, ma che oppongono
esitazioni, dilazioni alla sequela.
si offre spontaneamente. In lui si legge un atteggiamento di
entusiasmo; è conscio che la sequela comporta una vita
itinerante: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli presenta
le difficoltà del compito che egli vuole assumere. Seguire
Gesù significa avere in sorte il suo medesimo destino. Chi
si mette al suo seguito deve essere disposto ad abbandonare
le sue sicurezze, a vivere nella povertà la quale lo rende
libero.
è invitato dallo stesso Gesù; ma egli desidera una dilazione:
vorrebbe attendere la morte del padre per dargli la dovuta
sepoltura. Per i figli era un dovere grave quello di
seppellire i genitori. La risposta di Gesù è drastica:
“Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu va e
annunzia il regno di Dio”. Gesù pone la sequela al di sopra
dello stesso dovere di pietà inculcato nella legge (cf Gn
50,5; Tb 4,3; 6,15). Egli certamente non intende annullare
la legge o correggerla; vuole semplicemente sottolineare il
primato del regno di Dio, che non ammette dilazioni.
caso è simile al primo, in quanto l’uomo si pone
spontaneamente a disposizione di Gesù. Ma anche egli come il
secondo chiamato pone una condizione: vuole dare addio a
coloro che egli ama. Gesù respinge questa richiesta,
richiamando una similitudine: adatto al regno di Dio è
solamente colui che si dedica ad esso di tutto cuore , come
il contadino il quale quando ha l’aratro in mano non può
volgersi indietro. La sequela non sopporta distrazioni, né
nostalgie.

I tre
casi di sequela concernono l’impegno apostolico per il regno
di Dio e riguardano principalmente, direttamente la
vocazione di alcuni determinati discepoli. Ma nelle
richieste di Gesù, che possono apparire paradossali, si deve
leggere una condizione sostanziale, fondamentale valida per
tutti, la quale può essere espressa nel seguente modo: Gesù
deve avere il primato assoluto nella vita e il seguirlo non
può comportare esitazioni, dilazioni. Alla diffusione del
regno di Dio tutti siamo chiamati, ognuno secondo la propria
vocazione.